L’8 marzo del 1832, all’1:15 del mattino, la città venne distrutta da un disastroso terremoto del 10° della scala Mercalli: buona parte delle case e dei fabbricati del paese fu rasa al suolo e centinaia di persone morirono sotto le macerie.
Fino alla metà del Novecento Cutro era il più popoloso centro della zona, ma in seguito subì una notevole emigrazione inizialmente verso la Germania e in seguito verso l’Italia settentrionale: in particolare in Emilia-Romagna e in Lombardia attualmente risiedono circa 10 000 persone d’origine cutrese. La più folta comunità d’origine cutrese si trova a Reggio Emilia (le due città tra l’altro sono anche gemellate), dove, ormai presente da più generazioni, dopo le difficoltà iniziali si è attualmente integrata nel tessuto sociale e svolge soprattutto attività imprenditoriale nel campo dell’edilizia.
Nel 2008, per la prima volta dopo il 1981, si è rilevata un’inversione di tendenza passando da 10.168 abitanti a 10.176. Da allora, il numero degli abitanti ha ripreso a crescere fino a raggiungere i 10.536 abitanti nel novembre 2014.
L’economia della città, nel corso della sua storia, è stata basata fondamentalmente sull’agricoltura e sul commercio. Particolarmente importante era la produzione del grano, tant’è che Cutro si guadagnò nel tempo l’appellativo di “granaio della Calabria”.
Più recentemente, è stata istituita una piccola zona industriale (“Valle del Tacina”), a servizio di tutto il comprensorio. L’area è sorta grazie all’utilizzo di agevolazioni statali (misure di Sovvenzione globale e Contratto d’area).
Un altro progetto di sviluppo è quello della costruzione della caserma militare dell’Esercito Italiano: Cutro è stata scelta come sede per l’insediamento di un reggimento di fanteria che, a regime, dovrebbe ospitare circa mille militari. I lavori di costruzione sono iniziati nel 2003.