1956 - CARTIERE AMBROGIO BINDA 1AZIONE - MILANO
1956 - CARTIERE AMBROGIO BINDA 1AZIONE - MILANO

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1956 - CARTIERE AMBROGIO BINDA 1AZIONE - MILANO 

CERTIFICATO AL PORTATORE PER 1 AZIONE DA LIRE 10.000 CADAUNA

COSTITUITA CON ATTO 23 GENNAIO 1918

Grafica con cornice filigranata con immagina in alto al centro del fondatore Ambrogio Binda. Sigillo con logo della società in basso al centro. Negli angoli viene riportato il numero di azioni.

Description

Denominazione Sociale: Cartiere Ambrogio Binda Spa
Anno di costituzione: 1917
Sede sociale: Milano
Anno di ammissione alla quotazione: 1952
Anno di cancellazione dal listino: 1984
Anno di cessazione: 1985
Capitale Sociale alla costituzione: L. 1.750.000
Capitale Sociale alla cessazione: L. 11.001.100.000

Per oltre un secolo la società milanese è stata una delle imprese cartaie italiane di maggiore importanza e prestigio; costituitasi in società anonima nel 1917 (quando assunse anche la denominazione di Cartiere Ambrogio Binda), deriva infatti dalla ditta individuale Ambrogio Binda, fondata nella capitale lombarda l’8 dicembre 1855. Il lungo primato fra le aziende del settore è sempre stato mantenuto grazie all’ottima qualità della produzione organizzata in tre moderni stabilimenti, quello della Conca Fallata (MI) – il più importante per dimensioni e per manodopera impiegata – dove si lavoravano essenzialmente carte per decorazione, quello di Vaprio D’Adda (MI), destinato alla cartotecnica e alla fabbricazione di carte per usi industriali, e quello di Crusinallo-Omegna (NO), riservato alla pattinatura di carta da stampa e alla produzione di supporti per le industrie di finte pelli viniliche e di carte autocopianti; il fabbisogno energetico di questi impianti è, inoltre , sempre stato soddisfatto da alcune centrali termo e idroelettriche di proprietà dell’azienda. Anche l’organizzazione di vendita  è sempre stata oggetto della massima attenzione e, nel 1948, allo scopo di essere maggiormente presente sui mercati dell’Italia centro-meridionale, venne aperta una filiale a Napoli, seguita da una a Roma e da 12 depositi, 6 di proprietà e 6 di agenti esclusivi, dislocati in tutto il territorio nazionale. A fronte delle necessità finanziarie connesse con questo programma di espansione della struttura produttiva e commerciale, nonchè con quello di approvvigionamento diretto di materia prima (furono acquistati diversi fondi per la coltivaione dei pioppi in provincia di Pavia e in Toscana), le Cartiere Ambrogio Binda fece luogo, fra il 1953 e il 1962, a ripetuti aumenti di capitale e a prestiti obbligazionari per 4 miliardi di lire. Dopo aver aderito alla costituzione del Centro Cartaio Italiano per il Mercato Comune Europeo – associazione di industrie il cui scopo è di studiarei problemi del mercato connessi all’unione continentale – l’azienda acquisì nel 1970, la totalità del pacchetto azionario della Giuseppe Malerba & C. con stabilimento in Garbagnate (MI), per la rilavorazione delle carte, e una partecipazione nella canadese Miramichi Timber Resources Limited, per assicurarsi il rifornimento di cellulosa a prezzi competitivi. A metà degli anni ’70, quando ormai aveva raggiunto una produzione annua di 400.000 quintali e quasi 2.000 dipendenti, la Binda fu duramente colpita dalla grave crisi del settore cartaio che la condusse, nel 1982, alla procedura di amministrazione controllata; due anni più tardi i macchinari, gli impianti, i brevetti e le attrezzature della Cartiere Ambrogio Binda vennero affidati alla Cartiere De MEdici, che, il 5 luglio 1985, decise la fusione per incorporazione con l’impresa milanese – fino ad allora controllata dalla famiglia Cirla (erede dei fondatori Binda) – deliberando anche il cambiamento della propria denominazione in cartiere Binda De Medici (diventata poi, nel 1989, l’attuale Cartiere Sottrici Binda). (Fonte Cartiere Ambrogio Binda (Cenni Illustrativi) Milano 1971)

BINDA, Ambrogio. – Nato a Milano il 15 febbr. 1811 da Gaetano e da Teresa Aspersioni, e rimasto ben presto orfano, fu preso sotto tutela da uno zio farmacista a Gallarate. Nell’estate dell’anno 1818, con il consenso dello zio, il B. si impiegò a Milano presso la fabbrica di passamanerie Vigoni. Nel 1829 acquistò due vecchi telai con venti svanziche (circa lire 16,60; somma equivalente al salario di circa dieci giornate lavorative) e iniziò l’attività in proprio, producendo per la Casa Cesati pezze per la fattura dei bottoni. Nel 1833 sposava Angela Grugnola, dalla quale ebbe tre figli: Carlo, che si interessò all’industria cartaria, e seguì il padre a Vienna nel 1857 per accelerare le pratiche della costruzione della cartiera di Conca Fallata; Cesare, che si interessò all’industria dei bottoni; Girolamo, morto ancor giovane.
L’intensa attività artigianale del B., unita ad evidenti capacità tecniche e commerciali, gli permise di ingrandire la manifattura, spostandosi nel 1842 dal coperto dei Figini al corso S. Celso, pur continuando a mantenere l’unità abitazione-fabbrica; cinque anni dopo poteva acquistare una vasta area edificabile, a Porta Romana, per la nuova sede. Negli stessi anni il B. iniziava la produzione di bottoni di metallo e di ottone dorato in concorrenza con i fabbricanti di Prussia e di Francia; ma il fallimento del tentativo di esportare in America, e le difficoltà commerciali conseguenti ai rivolgimenti del 1848-1849 nel Lombardo-Veneto e in tutta l’Europa, lo portarono sull’orlo della bancarotta. Ripresosi però ben presto dalla congiuntura, e ultimata la costruzione della nuova sede della fabbrica di bottoni in corso di Porta Romana, il B. poté allargare ancora la sua attività. Nel 1855 rilevava la fabbrica di pettini di Giovanni Rautter, ma, in seguito a violente e frequenti agitazioni degli operai, preferì chiudere. Tuttavia, per recuperare l’investimento effettuato di recente e le spese incontrate nell’acquisto di nuove macchine per la lavorazione dei pettini, il B. dapprima commissionò lavoro a domicilio ai suoi ex dipendenti, poi favorì tra loro la costituzione della Società dei lavoranti pettinai vendendo loro i macchinari.
Sempre nel 1855 il B. pose le basi per quella che fu poi la maggiore attività sua e dei suoi eredi: l’industria cartaria. L’8 novembre infatti costituì, assieme ai due figli rimastigli e a venti soci, una società in accomandita (capitale iniziale di 500.000 lire in cinquanta azioni) per “la fabbricazione privilegiata di cartoni vegeto-minerali e di carta d’ogni genere”, un tipo di carta gelatinosa introdotta dal B. per primo in Italia con la patente 1º ag. 1855. Poiché il governo di Vienna esitava a dare i relativi permessi, in base all’indirizzo politico di non favorire lo sviluppo industriale dei territori periferici, i lavori per la cartiera cominciarono solo nel 1857, lo stesso anno in cui, ma con effetto retroattivo, veniva registrata la società. Quando finalmente, circa due anni dopo, essa cominciò a produrre, il B. ottenne dai soci condizioni di favore, per l’introduzione di procedimenti di fabbricazione della carta di legno ancora poco noti in Italia, dove la carta era prodotta soprattutto da stracci. Grazie a questi procedimenti, e alle prestazioni inizialmente gratuite degli impiegati, e forse degli operai della fabbrica dei bottoni ai quali venne promessa l’assunzione nella cartiera a fine esercizio annuale, la nuova attività del B. ebbe una rapida espansione, favorita subito dopo il 1859 dalla enorme fioritura di giornali e riviste in Italia.
La cartiera di Conca Fallata sul Naviglio pavese divenne ben presto un piccolo centro alla periferia di Milano: il B. ebbe cura di costruire case, negozi e altri servizi civili per i suoi dipendenti. Nel 1869 il villaggio attorno alla cartiera contava, secondo il Lessona, mille abitanti. La nascita e lo sviluppo del piccolo centro intorno alla cartiera documenta, oltre che la intraprendenza commerciale del B., anche quel risveglio di attività industriali, nella seconda metà del secolo scorso, legate ad uno spirito nuovo, che concepisce la fabbrica anche dal punto di vista sociale, come impresa cioè che include nella sua organizzazione iniziative assistenziali tali da assicurare l’ordine e l’efficienza degli operai.
Nel 1868 il B., con un milione ottenuto a prestito, aveva rilevato la cartiera di Vaprio sull’Adda. Tre anni dopo, il mattino del 15 luglio 1871, un incendio distrusse quasi interamente la cartiera sul Naviglio; i danni furono di due milioni, e settecento operai rimasero disoccupati. La disgrazia, anche se non rallentò l’attività della ditta, dovette pesare sulla fibra del B., che morì il 3 apr. 1874.
Il B. era stato consigliere della camera di commercio di Milano (sezione industria) dal 1859 al ’62 e dal ’67 al ’70. Nel 1856, alla Mostra universale di oggetti domestici di Bruxelles, aveva esposto la sua produzione di bottoni, e più tardi aveva partecipato alle Mostre universali di Parigi e di Milano, esponendo vari tipi di carta.

Product Details

Place of issue
Milano
Year of issue
1956
Nation of issue
Italia
Printer name
Officine Carte Valori Turati Lombardi & C.
Rarity Index
R1
Quotation Index
S2
scripofilia

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