SOC. ANON. ITALIANA GIO. ANSALDO & C. 1 AZIONE ROMA 1933
SOC. ANON. ITALIANA GIO. ANSALDO & C. 1 AZIONE ROMA 1933

SOC. ANON. ITALIANA GIO. ANSALDO & C. 1 AZIONE ROMA 1933

693
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Description

ID: 693

TITOLO DA UNA AZIONE AL PORTATORE

COSTITUITA IL 3 DICEMBRE 1903

Ansaldo è una società industriale, sorta a Sampierdarena (quartiere di Genova) nel 1853 con la ragione sociale di Gio. Ansaldo & C. società in accomandita semplice.
 
 
L'azienda nacque per interessamento del conte di Cavour, fermamente intenzionato a dar vita ad una industria piemontese per la produzione di locomotive a vapore e materiale ferroviario, in modo da ridurre le costose importazioni dei macchinari dall'Inghilterra. L'operazione fu fatta sulle "macerie" delle strutture della Taylor & Prandi, sfortunata azienda meccanica fondata nel 1846 per la costruzione di piroscafi in ferro che, a causa di sopravvenute difficoltà finanziarie, aveva chiesto l'intervento dello Stato.
Nel 1852, il ministro Cavour riuscì a coalizzare una solida compagine imprenditoriale, composta dal banchiere Carlo Bombrini, dall'armatore Raffaele Rubattino e dal finanziere Giacomo Filippo Penco, alla quale impose, promettendo commesse statali, la direzione del giovane e brillante ingegnere meccanico Giovanni Ansaldo, scelto tra i docenti dell'ateneo torinese.
La Sampierdarena, prima locomotiva a vapore costruita nel regno di Sardegna e in Italia, uscì dalle officine dell'Ansaldo nel 1854, per essere collaudata personalmente da Giovanni Ansaldo.
Prima del 1860, l’Ansaldo contava la metà degli operai del "Real Opificio Borbonico di Pietrarsa" (una relazione governativa del luglio 1861 segnalava un eccesso di personale per lo stabilimento di Pietrarsa[3]) che raddoppiarono già nel 1862 quando vi furono dirottate anche tutte le commesse fino a quel momento di appannaggio dell'opificio napoletano.
Orientata fino alla fine del secolo alla costruzione ed alla riparazione di materiale ferroviario, sotto la direzione di Luigi Orlando (1814 - 1896) l'industria volse la propria attività verso la produzione bellica di cannoni per poi passare alla produzione di motori a scoppio grazie alle ricerche di Eugenio Barsanti.
Tornata nelle mani di Carlo Bombrini, l'azienda iniziò ad operare nella produzione navale, un settore divenuto strategico.
Furono aperti nuovi cantieri e nuovi stabilimenti a Sampierdarena, acciaierie, fonderie ed officine elettriche che partivano dalla sede originaria per giungere fino a Campi, Cornigliano e Sestri Ponente. In breve Ansaldo divenne un'industria con oltre 10 000 dipendenti in ben sette stabilimenti.
L'era Perrone 
Nel 1904 Ferdinando Maria Perrone diventa proprietario dell'Ansaldo e, con i figli Mario e Pio, lega il nome Perrone alla storia della società. Durante il primo ventennio del XX secolo Ferdinando Maria lavora per realizzare una completa autonomia produttiva per l'Ansaldo sia nel campo siderurgico, sia in quello degli armamenti, meccanico e marittimo, grazie ad una forte integrazione verticale e grazie alla congiuntura bellica. Gli stabilimenti salirono a dieci, con 17 000 dipendenti.
Nel 1914 il capitale sociale è di 30 milioni di lire, nel 1918 arriva a 500 milioni di lire, grazie ai ricavi ottenuti dalla produzione del 46% di tutta l'artiglieria costruita in Italia durante la guerra, 3 000 aerei, 1 574 motori aeronautici, 96 navi da guerra, 200 000 t di naviglio mercantile e 10 milioni di munizioni.
Nel 1918 l'Ansaldo arriva a impiegare 80 000 addetti, in decine di stabilimenti e società controllate tra le quali: A. Cerpelli & C., Banca Industriale Italiana, Cantieri Officine Savoia, Dinamite Nobel, Gio.Fossati & C., Lloyd Italico, Nazionale di Navigazione, Fabbrica Aeroplani Ing. O. Pomilio, Società Idroelettrica Negri, S.P.A., Transatlantica Italiana, Ansaldo (automobili). Nel 1921, con le dimissioni dall'Ansaldo, i Perrone cessano ogni impegno in campo industriale continuando, soprattutto, nell'attività editoriale.
Il fallimento 
In seguito alla grande depressione che penalizzò fortemente l'economia mondiale nella prima metà degli anni trenta e all'incapacità dell'azienda di riconvertire la propria produzione bellica a quella civile, l'Ansaldo non si poté sottrarre al fallimento nel 1932.
L'azienda dopo la conclusione del primo conflitto mondiale aveva provato a produrre materiale ferroviario, aeroplani e persino automobili aprendo il suo mercato verso il Messico e la Polonia, paesi che sfortunatamente dopo pochi mesi precipitarono in una crisi di insolvenza e portarono in breve tempo al declino l'impresa italiana, coinvolgendo nel suo fallimento anche la Banca Italiana di Sconto (BIS).
Nell'IRI e collaborazione con Fiat 
L'azienda venne in seguito risollevata dall'intervento di un consorzio di salvataggio, promosso dalla Banca d'Italia, che porterà l'azienda sotto il controllo dell'IRI, la cui gestione e riarmo permettono ad Ansaldo nuova vita e crescita.
La figura principale di questa rinascita e l'artefice della ridefinizione strutturale-organizzativa è l'ing. Agostino Rocca, amministratore delegato della società dal 1935 alla fine della guerra. I cantieri navali varano corazzate da 35 000 tonnellate, mentre i tecnici, in collaborazione con FIAT realizzano dal 1935 i primi prototipi di carri armati italiani (sulla base dei trattori già prodotti) nello Stabilimento artiglierie di Genova, (L40 e Semovente 75/18), e aerei (Fiat-Ansaldo A.S.1 e Fiat-Ansaldo A.120). Ansaldo presso l'arsenale di Napoli produsse anche cannoni come il 75/32 Mod. 1937.
Grazie alle commesse belliche la società registra un'enorme crescita: nel 1939 Ansaldo conta 22 000 dipendenti, nel 1943 ben 35 000 ma alla fine della seconda guerra mondiale si riproporranno i gravi problemi della riconversione.
In Finmeccanica 
L'IRI nel 1948 affida la gestione delle società Ansaldo alla società finanziaria Meccanica, Finmeccanica; con un decreto legge vengono scorporati dall'azienda il siderurgico, l'elettrotecnico e il ferroviario e vengono accorpati i cantieri di Muggiano e Livorno.
Nel corso degli anni cinquanta e sessanta saranno operati da Finmeccanica numerosi interventi riorganizzativi, tra cui, nel 1966, il trasferimento delle attività navali all'Italcantieri di Trieste.
Dal 1966, l'impresa viene ristrutturata completamente da Finmeccanica.
Nel 1977 le aziende rimaste vengono raggruppate sotto la dizione Raggruppamento Ansaldo, che comprendeva, oltre al meccanico-nucleare e l'Asgen di Genova, l'Italtrafo, la SIMEP, la Breda termomeccanica e la Tecnosud.
Nel 1980 viene costituito il principale gruppo termo-elettromeccanico italiano, il più grande in Italia con i suoi 16 000 dipendenti, ma che rappresentava anche l'abbandono da parte del colosso industriale della città di Genova.
Nel 1993 viene assorbita completamente in Finmeccanica S.p.A.
Gli archivi si sono salvati in quanto affidati alla Fondazione Ansaldo.
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Product Details

Place of issue
Off. Carte valori a. Standerini - roma
Year of issue
1918
Nation of issue
Italia
Printer name
OFF. CARTE VALORI A. STANDERINI -ROMA
Reference
Rarity Index
R4
Quotation Index
S4
Dimension
scripofilia

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