1899 - ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE...
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1899 - ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D'ELETTRICITA' ESPOSIZIONE NAZIONALE SERICA SERIE B N: 145078
1899 - ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D'ELETTRICITA' ESPOSIZIONE NAZIONALE SERICA SERIE B N: 145078

1899 - ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D'ELETTRICITA' ESPOSIZIONE NAZIONALE SERICA SERIE B N: 145078

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1899 - ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D'ELETTRICITA' ESPOSIZIONE NAZIONALE SERICA SERIE B N: 145078
(ESPOSIZIONE VOLTIANA)

Descrizione

Programmata originariamente per il 1895, 150° anniversario della nascita di Volta, 'L’Esposizione voltiana' del 1899 intese celebrare il primo centenario dell’invenzione della pila e fu inaugurata il giorno 20 maggio alla presenza di re Umbero I, raggiunto al suo arrivo alla stazione di Como dal sindaco Pippo Vigoni, dal prefetto, dai senatori della regione Lombardia, dai membri della presidenza del Comitato esecutivo dell’esposizione, dalle autorità militari locali, nonché da una rappresentanza della Camera dei deputati nella quale figurava anche il vicepresidente Colombo.  La cerimonia inaugurale ebbe luogo nel salone d’ingresso del palazzo dell’esposizione - il cui progetto, articolato in numerose gallerie e padiglioni provvisori, si deve all'ingegnere Eugenio Linati - adibito a sala del trono, dove furono pronunciati i discorsi ufficiali. Prima dell’apertura al pubblico (l’esposizione vanterà 25.000 visitatori), il re visitò le gallerie complimentandosi in particolar modo con don Santo Monti, presidente del Comitato esecutivo. Ci dà ampiamente conto di ogni aspetto della rassegna e della sua organizzazione la pubblicazione “Como e l’Esposizione Voltiana”, diretta dall’ingegner Enrico Musa e stampata nel corso del 1899 dalla Tipografia Cooperativa Comense.  I padiglioni in cui fu accolta questa grandiosa esposizione furono costruiti presso l'attuale piazza Cavour, i giardini a lago e Campo Garibaldi, a ridosso del Borgo Vico. La facciata principale era affiancata da due alte colonne riproducenti la sagoma della pila; da una di queste era possibile salire fino a un belvedere. Alcune opere d’arte realizzate da artisti contemporanei e diversi altri oggetti presentati all’esposizione andarono purtroppo distrutti nell’incendio che scoppiò all’interno dell’esposizione l'8 luglio e che coinvolse gran parte degli edifici temporanei approntati per la manifestazione, un evento che ebbe vasta risononanza sulla stampa nazionale dell'epoca e che fece sollevare molti dubbi circa l'opportunità di raccogliere opere d'arte e cimeli in occasione di eventi del genere. Nel giro di poche settimane i padiglioni furono comunque ricostruiti e l’esposizione riaperta sulle note de 'La scossa elettrica', la marcetta per pianoforte composta per l’occasione da Giacomo Puccini (si vedano i primi tre link forniti di seguito). L'incendio purtroppo distrusse anche molti dei cosiddetti cimeli voltiani, ovvero il nucleo di oggetti personali e strumenti scientifici appartenuti ad Alessandro Volta che erano stati raccolti per l'occasione. Una volta riaperta l'esposizione, presso il Museo Civico furono esposti i ricordi personali di Alessandro Volta ed i cimeli salvati dal rogo, mentre fotografie e copie dei cimeli furono allestiti in un apposito chiosco dell'esposizione.  La rassegna fu articolata in sette sezioni: Esposizione dei cimeli voltiani, Esposizione internazionale di elettricità, Esposizione nazionale serica, Esposizione di Belle Arti, Esposizione di floricoltura, Esposizione dei mobili di Cantù, Esposizione delle piccole industrie locali. Per l’occasione si pensò di organizzare anche una mostra d’arte sacra antica incentrata sul territorio. Allestita presso la galleria dedicata alla sezione di Belle Arti, la mostra non fu fortunatamente coinvolta nell'incendio. La mostra ospitava dipinti, sculture soprattutto lignee, notevoli arredi sacri, prestigiosi oggetti liturgici, arazzi e tessuti (per una esaustiva rassegna delle più importanti opere presenti alla mostra si veda soprattutto Taramelli 1899). Tra questi spiccano innanzitutto i dipinti esposti nella prima sala, poco noti e poco apprezzati, realizzati da pittori locali del XV secolo allora quasi del tutto sconosciuti, come Pietro de Brentani di Varenna e Bernardo Somazzo per fare due esempi.  Nella seconda sala si segnalano invece una grande ancona realizzata da Francesco Piatti, pittore nato a Mazzo (SO) nel 1639, raffigurante la 'Vergine in preghiera', e un dipinto, avente per soggetto 'La Vergine', attribuito a Borgognone, di cui s’esponevano diverse altre opere. Alla mostra non mancarono quadri attribuiti ad artisti piuttosto noti quali Correggio, Gaudenzio Ferrari, Marcantonio Raimondi e Guido Reni, anche se vi prevalse la presenza di pittori comaschi quali Sigismondo De Magistris, Mario Omodei, Cipriano Vallorsa e i fratelli Giovanni Battista e Giovanni Mauro della Rovere, detti i Fiamminghini. Seguivano opere rispettivamente riferite a Marco Zoppo, Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone, Isidoro Bianchi da Campione, Gaudenzio Ferrari, Giulio Cesare Procaccini, Giuseppe Maria Crespi e dai fratelli Giovan Battista e Giovan Paolo Recchi. Per quanto riguarda invece le sculture, si ricordano un bassorilievo in marmo proveniente dal Santuario della Madonna di Tirano, un angelo reggente la pila dell’acqua santa riferito a Giangiacomo Novi (1558), e alcune sculture lignee, tra cui spiccano quelle provenienti dalla Valtellina. A questi pezzi furono affiancati dipinti come la grande ancona lignea ascritta a Cipriano Valorsa e prestata dalla Chiesa di San Vitale di Bormio, le statue in marmo dell’Oratorio di Santa Maria Maddalena a Giovio d’Ospedaletto (TN), e il ciborio di Ponte (SO), riferito ai fratelli Guizzardi (1578).  Tra le oreficerie e gli arredi sacri spiccava invece la preziosissima 'Pace di Chiavenna', considerata la maggiore attrattiva della mostra, rilegata in oro e perle granate e decorata da mosaici realizzati con smalti finissimi. Si poteva anche ammirare un grande calice proveniente sempre da Chiavenna riccamente decorato a rilievo e datato alla fine del Quattrocento. Non mancavano calici smaltati eseguiti a bulino, a cesello, a filigrana, e preziose statuette in argento massiccio. Si segnala inoltre una colossale lampada d’argento prestata, assieme ad un’altra cinquantina di opere, dalla Cattedrale di Como. Si tratta di un oggetto fabbricato alla fine del XVII secolo e riferito all’orefice milanese Ercole Amos Somigliana. Uno dei pezzi più celebri della mostra era il cofanetto realizzato da Gasparo Molo di Breglia Val Menaggio (CO) - ribattezzato il 'Cellini lombardo' - raffigurante 'L’Assunzione della Vergine' sulla parte anteriore e 'L’Annunciazione' su quella superiore. Vanno infine menzionate le grandi croci provenienti da Cernobbio, Gravedona, Mandello e Pianello, tutte riferite a Ser Gregorio e datate tra il 1496 e il 1533. La selezione di opere raccolte per l'occasione incluse inoltre oggetti decorati a intaglio, antiche tarsie, paliotti, arazzi, stoffe e broccati ricchissimi, pizzi e ricami, nonché alcuni paramenti appartenuti a papa Innocenzo XI. Figuravano alla mostra anche codici miniati, tra i quali spiccano quelli prestati dal Seminario teologico di Como già appartenenti all’antica abbazia di Moribondo.  La rassegna diede modo di verificare le precarie condizione conservative in cui versavano numerose opere conservate localmente. Per quanto riguarda la scultura, ad esempio, si disse che ciò impedì di presentare ai visitatori opere di grande pregio e mole. Vanno sottolineati anche problemi riguardanti la fruizione soprattutto dei tessuti, che furono esposti in vetrine che, collocate l’una di fronte all’altra, riflettevano la luce. Della mostra, che fu anche visitata da Corrado Ricci insieme a Adolfo Venturi, scrissero Diego Santambrogio, Malaguzzi Valeri e Antonio Taramelli, il quale la definsce una 'rivelazione' per l'alto numero di opere poco noto e studiate che vi furono esposte (1899, p. 389). 

Dettagli del prodotto

Luogo di emissione
Como
Anno di emissione
1899
Nazione di emissione
Italia
scripofilia

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