1860 - SOC. PER L'EREZIONE DI UN TEATRO IN ASTI...
1860 - SOC. PER L'EREZIONE DI UN TEATRO IN ASTI (TEATRO VITTORIO ALFIERI)

1860 - SOC. PER L'EREZIONE DI UN TEATRO IN ASTI (TEATRO VITTORIO ALFIERI)

9250
Disponibile
350,00 €
Tasse incluse Spedizione esclusa

Rarissima quietanza di Lire 3.550 nominativa per n. 1 azione come da atto di Costituzione del 1 gennaio 1858 rog. Moriondo. Asti 11 maggio 1860. Firma originale del famoso banchiere Zaccaria Ottolenghi che fu tra i promotori della nuova società in qualità di tesoriere. Il 6 ottobre 1860 il TEATRO SOCIALE VITTORIO ALFIERI  festeggiò la sua inaugurazione.

Descrizione

Il Teatro Alfieri è il teatro più importante di Asti. Fondato nel 1860 da azionisti privati, dal 1940 è di proprietà della città ed è sede di importanti manifestazioni e rappresentazioni teatrali, musicali e liriche. È strutturato su tre parti principali: la platea, la barcaccia e i palchi, con un palco centrale di rappresentanza. Il Teatro Alfieri si trova nella parte storica della città, nelle immediate adiacenze del Palazzo civico. A partire dal 1979 è stato oggetto di estesi lavori di ristrutturazione, completati nel 2002 con un attento lavoro di recupero del progetto originale che ha restituito storicità all'edificio, facendone una struttura moderna e funzionale. 

Tra il 1858 e il 6 ottobre 1860 venne costruito il nuovo Teatro Sociale “Vittorio Alfieri”, grazie alla sottoscrizione di 97 azionisti privati, divenne un segno del ruolo che la nuova borghesia urbana, cui era preclusa la partecipazione all'attività del vecchio Teatro “San Bernardino”, che sorgeva sull'attuale area del “Castello” di Piazza Roma, esercitava ormai nella vita e nella cultura della città. La necessità di un nuovo e più moderno teatro non era determinata soltanto dalle ambizioni della borghesia astigiana, che vedeva nella proprietà di un palco una manifestazione tangibile del nuovo status sociale, quanto dall'esigenza di avere in città un teatro capiente, funzionale, in grado di attirare le grandi rappresentazioni liriche dell'epoca. Nel 1858, dopo vari tentativi, da parte pubblica e privata, di costruire un nuovo teatro, l banchiere Zaccaria Ottolenghi costituì una apposita società e individuò una nuova area sulla quale edificare la moderna struttura. La sua iniziativa trovò aperta ostilità da parte del Sindaco che, pur non potendo rifiutare la licenza, dichiarò: “Se il Signor Zaccaria riesce a costruire il suo teatro sono pronto, la sera dell'inaugurazione, a mangiarmi il primo scalino dell'ingresso”.Venne quindi bandito un concorso cui parteciparono numerosi professionisti; alla fine fu prescelto il progetto dell'Ing. Domenico Svanascini, ispirato al Teatro “Carlo Felice” di Genova: una costruzione a ferro di cavallo per una capienza di 2050 spettatori, con 103 palchi su quattro ordini, più un loggione. Vennero chiamati a contribuire all'opera alcuni tra i più noti artisti del tempo: Costantino Sermo venne incaricato degli affreschi del Ridotto, il cui soggetto rappresenta la caduta di Fetonte, mentre a Francesco Gonin, pittore fra i più celebri dell'epoca, vennero affidate le decorazioni del soffitto, ovvero le Muse e le Arti che, ubbidendo al comando di Giove, scendono ad ingentilire l'umanità, nonché il sipario, rappresentante l'apoteosi di Vittorio Alfieri che, preceduto dalla Fama e circondato dai Geni plaudenti, viene sollevato dai personaggi delle sue opere e sale verso l'immortalità. In soli due anni il Teatro è stato progettato ed edificato, venendo inaugurato il 6 ottobre 1860 con la rappresentazione del “Mosè” di Rossini, e con il balletto “Enrico IV Re di Svezia”, musicato dal M. Enrico Bernardi. La mattina dell'inaugurazione l'ineffabile Zaccaria Ottolenghi fece recapitare al Sindaco una lastra di pietra identica ai gradini dell'ingresso del Teatro, con gli auguri di buon appetito. Il teatro visse stagioni di intensa attività, assumendo un ruolo di primaria importanza nella vita cittadina, tanto da spingere i soci ad offrire la proprietà al Comune. Si avvertiva la pressante necessità di trasformare il teatro in un luogo più rappresentativo della società astigiana, un luogo di crescita culturale piuttosto che la sanzione del rango di poche famiglie. Dopo un vano tentativo nel 1903, nel 1911 la trasformazione del teatro venne affidata all'Ing. Antonio Vandone, che trasformò radicalmente lo stabile, eliminando l'ultimo ordine di palchi per realizzare una vasta galleria e sostituendo con una gradinata il primo ordine; altri 17 palchi centrali del terzo ordine divennero anch'essi una galleria e diversi palchi del secondo ordine vennero uniti ad altri per realizzarne di più capienti, ampliando anche il Foyer, che secondo il progetto, doveva essere l'inizio di una via porticata. Il progetto elaborato dal Vandone non era dettato solo da esigenze culturali, ma anche tecniche. Per il progettista la trasformazione della disposizione dei palchi, che alcune teorie consideravano antiacustici, avrebbe attribuito al teatro astigiano una migliore sonorità, cui avrebbe contribuito anche la realizzazione della buca per l'orchestra, il wagneriano “golfo mistico”, realizzando quel distacco spirituale necessario per separare il reale dall'ideale. Un teatro così rinnovato divenne, ancora di più, punto di riferimento e sede prestigiosa per gli artisti di fama. La riapertura avvenne il 26 ottobre 1912 con l'opera “Isabeau” di Piero Mascagni, interpretato da Aureliano Pertile, e con “Andrea Chenier” di Giordano, mentre nel 1915, nonostante corresse il primo anno di guerra, il Teatro vide, subito dopo la prima a Torino, la proiezione del film capolavoro del grande registra astigiano Giovanni Pastrone, “Cabiria”.

Dettagli del prodotto

Luogo di emissione
Asti
Anno di emissione
1860
Nazione di emissione
Regno di Sardegna
Indice di rarità
R9
Indice di quotazione
S5
scripofilia

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