TRAMWAYS ELECTRIQUES DE LA PROVINCE DE SALERNE 1 ACTION 1906
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TRAMWAYS ELECTRIQUES DE LA PROVINCE DE SALERNE 1 ACTION 1906

337
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Description

ID: 337

AZIONE AL PORTATORE DI FONDAZIONE DI QUESTA STORICA SOCIETA` ITALIANA 

Quando Salerno e dintorni
si potevano girare in filobus
Fino agli anni '80 la città ha avuto una delle reti più sviluppate e funzionali del Paese. Alluvione, terremoto, e la miope politica, portarono alla sua cancellazione
di Gianni Giannattasio
C'era una volta il filobus. I giovani, ma anche i trentenni, non possono ricordarlo. Non erano ancora nati o erano troppi piccoli per conservare il ricordo di quel mezzo di trasporto pubblico che filava via silenzioso e, soprattutto, senza emettere gas di scarico inquinanti. Oggi si direbbe ecologico. Il filobus era una via di mezzo tra il vecchio tram e il moderno autobs: del primo aveva perso le rotaie e i binari, ma conservava l'alimentazione elettrica del motore; con il secondo aveva in comune le ruote di gomma, ma non l'alimentazione del motore che restava elettrica. A differenza del tram aveva più possibilità di manovra, ma la direzione di marcia era comunque vincolata dalla "filovia", cioè dai cavi elettrici aerei da cui, attraverso due aste (trolley), il filobus prelevava l'energia elettrica per alimentare il motore. 
Ogni tanto, in corrispondenza delle interconessioni dei cavi, le aste sobbalzavano e provocavano scintille. E qualche volta capitava anche che l'autista, per superare un'auto parcheggiata in curva o in doppia fila si allontanava un po' troppo dalla "filovia", così i pattini in testa alle aste si staccavano e il filobus si fermava. Allora il bigliettaio (i ticket si acquistavano a bordo ed erano tenuti in una custodia di legno) scendeva e armeggiava con le carrucole sul lato posteriore della vettura per rimettere a posto le aste sui cavi elettrici. Dopodiché si ripartiva.
Forse non tutti sanno che l'azienda salernitana di trasporto (oggi Cstp e prima ancora Atacs, Sometra, Saim, Teps) aveva una rete filoviaria, a doppio bifilare, tra le più estese d'Italia: ben 74,5 chilometri. In sostanza tutto il vecchio tracciato dei tram, realizzato dai belgi della "Società tranvie elettriche della Provincia di Salerno" a partire dal 1907 (il primo tratto Salerno -Vietri sul Mare - Cava de' Tirreni fu inaugurato nell'agosto del 1909) e successivamente potenziato ed esteso dalla Saim, la società dell'on. Carmine De Martino. Sì perché all'inizio furono i privati a chiedere le concessioni delle linee e a realizzare le reti (dei tram prima e dei filobus dopo). Non a caso, come evidenzia Francesco D'Acunto, presidente del Cstp - nella presentazione del volume "Cera una volta il tram - 1906-2006 - Cento anni di trasporto pubblico nella provincia di Salerno " (a cura di Alderisio Alfani, Eduardo Bevere, Gerardo Chiaro e Andrea Cozzolino) - la missione iniziale di quelle società era il trasporto collettivo. 
Solo in seguito, con la proprietà passata agli enti locali, è diventata il trasporto pubblico. E una società a capitale privato ha interesse a realizzare utili, pertanto lo sviluppo delle rete fu strettamente connessa alle esigenza di trasporto degli operai verso gli opifici industriali: le fabbriche conserviere dell'Agro nocerino, i tabacchifici di Cava, Pontecagnano e Battipaglia; le cotoniere e le fabbriche di mattoni della Valle dell'Irno. Ed è lungo queste tre direttrici che si sviluppò la rete dei tram e successivamente dei filobus.
Nel 1953 la So.Me.Tra., subentrata alla Saim, aveva in esercizio undici linee filoviarie, di cui quattro urbane ( 1 "via Indipendenza - orfanotrofio Umberto I"; 2 "Porto-Fratte"; 6 "teatro Verdi-Pastena"; 11 "Torrione-Fratte") e 7 extraurbane (3 nero "Salerno Ferrovia - Cava dei Tirreni deposito"; 3 rosso "Salerno-piazza S. Francesco - Camerelle"; 4 "Salerno Torrione - Pompei"; 5 "Salerno teatro Verdi - S. Antonio di Pontecagnano"; 7 "Salerno Ferrovia - Baronissi"; 8 "Salerno teatro Verdi - Battipaglia"; 9 "Camerelle -Roccapiemonte - Siano"; 10 "Salerno teatro Verdi - Mercato S. Severino". Sempre nel 1953 le linee dei bus, invece, erano solo due ed entrambe urbane: la numero 12 "piazza Amendola- Mercatello" e la numero 13 "Pastena-Giovi". Rispetto agli autobus i filobus erano molto più economici e dunque più convenienti per un'azienda che all'epoca era ancora privata. Molti anziani autoferrotranvieri sostengono che proprio nel passaggio al pubblico può essere ricercata una delle cause della scellerata dismissione della rete filoviaria: la gestione del parco bus, soprattutto per il rifornimento di carburante e le manutenzioni, era molto più "redditizia" dal punto di vista della clientela politica.

Sta di fatto che laddove non erano riuscite le bombe degli Alleati prima e l'alluvione del 1954 dopo - che pure tanti danni avevano apportato alle rete - riuscì la cattiva politica dopo. La cultura del trasporto privato si diffondeva a scapito di quello pubblico e spesso in molti comuni venivano cambiati sensi di marcia e percorsi, provocando seri problemi alla rete filoviaria. Il colpo mortale alla rete filoviaria lo assestò, però, il terremoto del 23 novembre del 1980. La chiusura di strade e le deviazioni dei percorsi a seguito dei crolli, determinaro l'abbandono delle rete filoviaria. Negli anni '90 diversi comuni, tra cui Salerno, anziché battersi per ripristinare la rete rimossero i cavi elettrici sul prorio territorio.

 

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Product Details

Place of issue
Salerno
Year of issue
1906
Nation of issue
Italia
Printer name
BRUXELLES IMP. DE LA COTE LIBRE
Rarity Index
R3
Quotation Index
S3
scripofilia

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