L'emissione del titolo avveniva subito dopo la Prima Guerra Mondiale (1914-1918), un conflitto che aveva profondamente scosso le economie europee, compresa quella italiana. Il debito pubblico era aumentato vertiginosamente, e il Regno d'Italia si trovava a dover fare fronte alle spese per la ricostruzione del paese. L'obiettivo primario era di stabilizzare la situazione finanziaria e consolidare il debito pubblico attraverso l'emissione di obbligazioni come questa.
Contesto storico dell'emissione
Nel 1920, l'Italia viveva un periodo di forti tensioni sociali ed economiche. Il dopoguerra vide il sorgere di movimenti sindacali e una crescente instabilità politica. L'industrializzazione del paese procedeva lentamente e il governo italiano aveva bisogno di risorse per sostenere la ricostruzione e la stabilizzazione economica. L'emissione di buoni del tesoro era una delle strategie adottate per coprire il deficit di bilancio e ridurre il debito pubblico accumulato durante la guerra.
L'inflazione galoppante e la crisi del settore agricolo, ancora importante per l'economia italiana, avevano creato difficoltà sia per la popolazione sia per le casse dello Stato. Nonostante questo, i buoni del tesoro erano visti come strumenti di investimento sicuri, poiché garantiti dal governo. A livello internazionale, la competizione economica fra le potenze europee si rifletteva nelle politiche finanziarie, e l'Italia cercava di mantenere la fiducia dei mercati e dei cittadini.
Caratteristiche del titolo
Caratteristica | Descrizione |
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Emissione | Regno d'Italia, Direzione Generale del Tesoro |
Data di emissione | 1 aprile 1920 |
Data di rimborso | 1 aprile 1925 |
Tasso d'interesse | 5% annuo |
Capitale nominale | 1000 lire |
Numero di serie | N. 07123 |
Cedole | Pagabili il 1° aprile e il 1° ottobre |
Esenzione fiscale | Esente da ogni imposta presente e futura |
Responsabili della firma | Direttore Generale del Tesoro Conte Rosini |
Disegno | Artista sconosciuto, decorazioni floreali |
Stampatore | Tipografia dello Stato |
Condizioni del titolo | Perforato, usurato ai margini, carta invecchiata |
Stato di conservazione | Buono ma con segni di usura |
Dati storici dell'emittente (Regno d'Italia)
Dato | Informazione |
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Anno di costituzione | 1861 |
Sede sociale | Roma |
Anno di ammissione alla Borsa | 1861 |
Capitale sociale alla costituzione | N/A |
Capitale sociale ultimo dato | N/A |
Anno di cancellazione dal listino di borsa | N/A |
Anno di cessazione | 1946 (con la nascita della Repubblica Italiana) |
Valutazione e rarità
Questi Buoni del Tesoro sono relativamente rari. La rarità di questo documento può essere considerata media nel mondo della scripofilia, poiché numerose emissioni del periodo furono rimborsate o distrutte. Confrontandolo con altri titoli emessi nello stesso periodo, questo si distingue per il tasso di interesse relativamente alto, segno delle difficoltà economiche italiane del periodo post-bellico.
Importanza per i collezionisti
Il collezionismo di scripofilia offre uno sguardo unico sulla storia economica e finanziaria di un paese. Questi documenti non solo rappresentano un'epoca passata, ma raccontano anche la storia delle politiche economiche, delle guerre, e dei mercati finanziari che hanno modellato le nazioni. Collezionare un Buono del Tesoro come questo può essere un'ottima aggiunta per coloro che desiderano conservare un pezzo della storia italiana, oltre ad essere un regalo perfetto per appassionati di storia e finanza, o per l'arredamento di studi o uffici con un tocco di eleganza storica.
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